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ATELIER d’ARCHITETTURA


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Atelier d’Architettura intende rovesciare il significato di studio progettuale di architettura fine a se stesso e porsi come vetrina di conoscenza anche dei linguaggi espressivi dell’arte contemporanea. In un connubio tra Arte e Mestiere questo progetto vuole offrire al pubblico la possibilità di fruire di “architetture di spazi e di pensiero espresso” capaci di promuovere e valorizzare l’energia creativa del nostro tempo ed i suoi protagonisti.
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BIARCH 2021

Ideato e promosso dall’Architetto Valeria De Mattia titolare unica di Atelier d’Architettura e supportato dallo storico e critico d’arte Rosanna Mele il progetto Arte e Mestieri cresce con l’ambizione di valorizzare la creatività ed il design come fattore di sviluppo culturale ed economico del territorio pugliese.

L’iniziativa di aprire le proprie porte all’arte, per accogliere artisti e designer raccontandoli in mostre personali, punta a dimostrare che l’arte può entrare nelle nostre case non solo come una bella opera da contemplare ma anche e soprattutto come armonia di pensiero espresso da comprendere, percepire, vivere e condividere.

Vincenzo Bagnato

Nell’ottica di possibili differenti livelli di lettura della città, una traccia inusuale, che può rivelarsi estremamente interessante, è la ricerca pittorica di Vincenzo Bagnato architetto classe ‘74.

Figura trasversale a discipline e posizioni creative di matrice costruttivista Bagnato traduce in forme architettoniche i volumi della città da lui immaginata e rappresentata. Le sue composizioni, ibride tra arte e architettura sono forme che rinviano inevitabilmente anche alle astrazioni suprematiste di Malevic.

Nelle sue opere, abbandonata la prospettiva ordinaria, e cioè il punto di vista finito, le immagini sembrano fluttuare. La pittura, rigorosamente bidimensionale, sembra così aver raggiunto una tridimensionalità virtuale del tutto originale. Di fatto la poetica pittorica di Bagnato sembra rifiutare, come accadde per i costruttivisti, il concetto di “Arte per l'arte" a favore dell'arte come pratica diretta verso scopi sociali. Le sue vedute della città sembrano percepite dall’alto di un aeroplano, da un satellite, da un oggetto che si muove nell‘infinito. Un punto di vista orbitale che permette di appropriarsi dello spazio intorno: osservandolo, vivendolo e occupandolo...
In collezione quattro suoi oli  ben rivelano l’immaginario progettuale dell’artista, la sua poetica espressiva singolare ed accattivante. Attraverso risultati sempre più sorprendenti, la sua pittura  - che si pone come sintesi figurativa  del dato reale -  si avvicina alla progettualità architettonica. La sua è una visione di allucinata progettualità spaziale che sembra risucchiare il fruitore all’interno dello spazio pittorico.

 

Biagio Antifora

La fotografia di Biagio Antifora, architetto di professione e fotografo per passione, è rappresentativa del nostro tempo sia per i contenuti tematici sia per il caratteristico stile “street life” delle sue rigorose e sobrie composizioni in bianco e nero. Come avviene in tutte le espressioni creative, anche nella fotografia lo stile è frutto della pratica e dell’istinto. Lo stile nasce spontaneamente e quello di Biagio Antifora è radicato nel suo amore per  l’Architettura e l’Umanità. In collezione per la collettiva, in Atelier, quattro sue fotografie che permettono di far conoscere uno dei temi cari alla sua esperienza di fotografo: raccontare per immagini la città, il suo spirito unico, la sua forza, osservando chi la abita ed entrando, anche solo per un momento, all’interno del flusso esistenziale che la percorre. Il caos, l'ordine ed il silenzio dei luoghi come della vita. Nella fotografia “street ” di Antifora tale anima riesce ad esprimersi nel modo più compiuto nell’inesauribile vitalità dei soggetti che riesce a ritrarre perché la città non è solo spazio costruito ma anche prodotto di una cultura che opera in un preciso luogo geografico. La città è, nelle intenzioni del nostro autore, il luogo per eccellenza dell’evoluzione, dell’esperienza e del progresso o regresso umano.

 

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Gianluca Facchini

Gianluca Facchini appassionato di Architettura e design si forma e si laurea a pieni voti presso l'Università IUAV di Venezia. Architetto di formazione e vocazione , la sua attività spazia anche nei campi della progettazione urbana e del design. Oltre che nella formazione... dal 2020 è infatti anche socio fondatore e docente della Make Accademy.

La progettazione fino al dettaglio, finalizzata alla produzione nell'officina dell'azienda, lo porta ad ingegnerizzare alcuni progetti personali di design e successivamente ad autoprodurli. Promuove la produzione italiana, secondo un “manifesto” del lavoro che abbraccia: autoproduzione, territorialità, eco-sostenibilità, professionalità e rispetto per i suoi committenti.
Gianluca Facchini sembra cosi ridefinire, con il suo lavoro, la figura dell’architetto, che è al contempo ingegnere, inventore e sperimentatore: una figura di architetto quasi rinascimentale, capace di esprimere le possibilità di riuscita con l’uso ponderato di conoscenza tecnica, creatività e ragione umana. Nelle creazioni di Facchini si riconosce anche un bisogno narrativo, un confidenziale afflato espressivo - a tratti anche giocoso ed ironico - non tanto in termini di autoreferenzialità autoriale quanto di gusto intrinseco e di appropriatezza linguistica.

Necessita di una parete che la supporti la libreria S1 Scala di Gianluca Facchini. In mostra per Fuori Festival del BiaArch 2021 pressò Atelier d’Architettura .

L’autore cosi racconta la sua originale libreria: “Libreria SCALA, per salire mentalmente e non fisicamente, più libri, più conoscenza, più libertà. Snella e leggera per essere sistemata ovunque con facilità. Montanti in massello di rovere, 6 mensole in alluminio presso piegato verniciato (vari colori), staffe per gli appoggi in acciaio inox. Dim cm 60x25x230h. Per estetica e funzionalità questo suo elemento d’arredo può essere rieditato ogni volta che entra in uno spazio, in una nuova abitazione, grazie alla sua flessibilità frutto di creatività e innovazione. I suoi “pezzi di design” sembrano micro architetture d'autore che coincidono spesso con la logica strutturale che sottende la loro ideazione”.

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Salvatore Balice

Salvatore Balice , designer e artista, usa la Progettualità creativa per esplorare l'intimo rapporto che intercorre tra spazio antropico e identità umana. Le sue sperimentazioni visive, fotografie sculture oggetti - frutto di un attento e meticoloso studio sulla percezione visiva e sui materiali con i quali creativamente si misura - danno vita a creazioni metaforiche originali ed empatiche.

È presente in Atelier con due sculture  -  "ALL WALKS OF LIFE" -  ed un dipinto - ENOUGH IS ENOUGH"- che l’autore  cosi racconta:

“Queste opere fanno parte di un progetto in corso chiamato “All walks of life”.
Lo scopo del progetto è creare sculture da materiali di scarto che esprimano persone (non individui) di ogni ceto sociale.
Lo stesso dipinto - prosegue Balice - appartiene  ad una serie di dipinti/sculture che seguono uno studio/riflessione già cominciato con il mio progetto fotografico “ANTHROPOSPHERE”, basato sulla raccolta di scritti di Rem Koohlaas dal titolo “JUNKSPACE”.

L’accento cade fondamentalmente sull’ambiente antropizzato, sul concetto più vasto del “non-luogo”.

 

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Sergio Valentini

La sperimentazione polimaterica e  nelle creazioni di Sergio Valentini alla base di ogni sua ricerca artistica. Architetto per
formazione e vocazione si dedica da anni alla sua innata passione per l’arte: attraversando più stagioni creative, dall’impressionismo all’informale, egli approda a progettualità tecnico - espressive che ricorrono ad elementi esterni di fisicità extrapittorica.


Il principio di interattività plastica e concettualizzazione figurativa presiede gran parte dei suoi ultimi lavori in cui il culto della citta  sembra prevalere come traccia antropica di evoluzione ed involuzione sociale del nostro tempo.

Sergio Valentini non a caso spinge la sua ricerca espressiva verso una pitto-scultura che nella metafora dello Skyline, “degli agglomerati cittadini” (come egli stesso definisce le sue ultime opere) registra l’inganno della globalizzazione economica e la necessità di riqualificare,almeno idealmente, gli spazi urbani inseguendo, quasi, l’utopia della “Città Ideale” di
rinascimentale memoria.

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